Museo del Grano

Ultima modifica 13 settembre 2023

 
 
Informazioni

Il Museo è sito in via Tenente Sollima Giuseppe n. 41 ed è visitabile previa prenotazione telefonica, con ingresso gratuito, tutti i giorni dalle ore 9,00 alle ore 13,00 e dalle ore 15,00 alle ore 19,00.
Il calendario delle aperture e delle chiusure, gli orari e le modalità d’ingresso, possono subire variazioni che saranno pubblicate, a cura della Pro Loco Raddusa, soggetto affidatario della gestione museale, nella sezione ‘Comunicati stampa’ del sito http://www.cittametropolitana.ct.it.
Per prenotazioni e informazioni è possibile telefonare al numero: 095 8998070.
Punto Informazione Turistica (via Etnea, 63, Catania)
Tel. 095 4014070 U.R.P Ufficio Relazioni con il Pubblico (via Etnea, 67, Catania) tel. 095 4011502/18 e numero verde 800551485

Come si raggiunge

In auto imboccando l’autostrada A 19 CT-PA uscita per Agira.
SS 288 da Catania per Piazza Armerina.
SP 192 da Catania per Aidone.
SS 417 Catania-Gela incrocio Mofeta dei Palici e Mineo.
In treno: Stazione FS Dittaino a 12 Km dal paese.
In autobus – “Interbus trasporti”:
Catania – Raddusa in coincidenza con Piazza Armerina o diretto.
Enna – Raddusa diretto.

Direttore Scientifico: Carlo Ciurca
Assistenza ai visitatori Pro Loco Raddusa

Storia e Sede

Il MuseoL'etimologia del nome Raddusa probabilmente si ricollega ad una radice araba che equivale a Spaccare Pietre e, quindi, per estensione a Cava di Pietra, forse con riferimento alla natura del terreno.
Le prime notizie intorno al feudo Raddusa risalgono al 1300, quando la Sicilia era divisa in tre grandi Valli: Val di Mazara, Val Demone e Val di Noto.
Nel Val di Noto, in territorio di Aidone, era situato il feudo Raddusa. Nel 1810 il Marchese Francesco Maria Paternò, per richiamare nei suoi feudi più gente possibile, da utilizzare come manodopera nelle sue terre incolte e nelle miniere di zolfo di cui era ricco il territorio, ottenne dal Re di Sicilia, Ferdinando III, la facoltà di fondare un villaggio. Sorse così il paese di Raddusa. Il marchese, al fine di agevolare la colonizzazione, concesse in enfiteusi alcuni appezzamenti di terreno a coloro che decidevano di trasferirsi nei suoi possedimenti. I nuovi coloni giunsero nella terra di Raddusa, provenienti da Caltagirone, Mineo, Villarosa, Mazzarino, Riesi, Militello in Val di Catania.

 

Il MuseoCostruirono le case nel terreno ceduto dal marchese occupando lo spazio antistante il suo palazzo ed espandendosi via via lungo la strada della piazza. La nuova comunità fu, nel 1820, aggregata amministrativamente al comune di Ramacca, nonostante le resistenze di quest'ultimo paese che non voleva assolutamente addossarsi l'amministrazione di un villaggio distante 14 miglia e per giunta formato da gente "collettizia, selvaggia e ignorante".
Il Museo Con il passare degli anni, però, il modesto villaggio, grazie soprattutto alla sua florida industria zolfifera, cominciò a svilupparsi e ad aumentare notevolmente la sua popolazione, tanto che molti ritennero fosse giunto il momento di separarsi da Ramacca e rivendicare un'amministrazione autonoma. La battaglia per ottenere l'autonomia non fu facile e durò più di un decennio, perché Ramacca non voleva più separarsi da un comune divenuto molto florido.
Alla fine, però, Raddusa vinse la sua battaglia e a decorrere dal 1 Gennaio del 1860, fu elevato a Comune autonomo. In seguito alla scoperta dei ricchi giacimenti americani, che causarono la crisi dello zolfo e le relative chiusure delle zolfare siciliane, l’attività prevalente rimase e rimane tuttora l’agricoltura cerealicola, con particolare riferimento alla produzione del grano.

 

Il MuseoL’attuale collocazione del Museo non è affatto casuale: l’edificio nel quale è ubicato, come già ricordato, accolse la Cooperativa Agricola “La Cerere”. Essa fu fondata nel 1910, per iniziativa del Cavaliere Nicolò Di Gregorio e di dieci braccianti, per assicurare ai contadini una porzione di terra con contratti di affitto più equi e per permettere l’accesso al credito agrario con tassi d’interesse più sopportabili. Inoltre fece conoscere ai contadini nuove tecniche di coltivazione che prevedevano, l’uso di fosfati e altri fertilizzanti agricoli. La Cooperativa, quindi, ha avuto un ruolo importante nello sviluppo dell’agricoltura del territorio ed è per questa ragione che l’ubicazione del “Museo del Grano” nei locali del suddetto stabile assume un significato assai simbolico, nel tentativo di ripercorrere e rievocare tempi passati.

 
Il Museo

Il Museo si propone di ricostruire i costumi, gli usi e il lavoro di quella civiltà contadina che ha caratterizzato il Paese sin dalla sua nascita.
Un primo prototipo del “Museo del Grano” nasce nel 1991 quando un gruppo di giovani, nell’ambito della Cooperativa Antares, organizza la I ”Sagra dei prodotti tipici dell’agricoltura”.
Il museo era piuttosto spoglio, costituito da pochi attrezzi agricoli antichi, procurati qua e là in giro nei vecchi solai della gente. Il 1° Museo delle civiltà contadine venne organizzato all’interno di uno stand, in occasione di una sagra paesana.
Successivamente la sua collocazione fu spostata in quella che poi sarebbe diventata la sede definitiva nei locali dell’ex Cooperativa Agricola “La Cerere”. Ciò avvenne solo nel 1996, ma, a decorrere da quella data e per i due anni successivi, l’allestimento del museo avveniva solo in occasione della “Festa del Grano”, in modo provvisorio.
Dal 1998, invece, il museo non venne più smantellato, ma si dovette attendere il 2003 perché l’edificio fosse aperto stabilmente al pubblico. E’ in quell’anno che l’allora Provincia Regionale di Catania ne rinnova il percorso, grazie anche alla realizzazione di una sala proiezioni. L’intera struttura viene completamente migliorata: il pavimento viene rifatto in parquet e vengono installati dei pannelli informativi, che illustrano la storia del frumento in Sicilia, la coltivazione del grano, la sua raccolta, il processo di panificazione, etc.. Contemporaneamente vengono allestite alcune teche che accolgono all’interno le diverse varietà di pane e di frumento locali.
In quell’occasione la Provincia affida ufficialmente la gestione del Museo all’associazione “Pro Loco”, che ha collaborato direttamente all’opera di ristrutturazione dell’edificio e che, da allora, si occupa della manutenzione e valorizzazione del locale.
Sotto la direzione del direttore scientifico Carlo Ciurca e della sua collaboratrice, Letizia Virzì, a partire dal Natale 2004, all’interno del Museo, viene allestita la Natività di Gesù Cristo.
Il Museo offre al visitatore la ricostruzione di antichi ambienti, scorci di vita, di strumenti di lavoro e di usanze del passato attraverso un percorso audio-visivo e pannelli informativi sulla storia del grano.
L’ala destra del Museo ospita la ricostruzione degli ambienti interni di un’antica masseria: cucina a vapore, stanza da letto con antico lavatoio, dispensa e forno a pietra. L‘ala sinistra del Museo ospita antichi attrezzi agricoli usati un tempo per la raccolta del grano.

 

Legenda
Il Museo

 

Parte abitativa

  • A 1: Camera da letto risalente agli anni ‘30 con antico lavatoio.
  • A 2: “Cucina a vapuri” (angolo cottura con cucina a vapore).
  • A 3: “Furnu a petra” (piccolo spazio caratterizzato dalla presenza del forno a pietra, dove le massaie usavano preparare il pane).
  • A 7: dispensa, che ospita tra le altre cose le botti, i fiaschi e le damigiane (questi erano, infatti, i contenitori utilizzati un tempo per mantenere freschi i cibi, ma soprattutto le bevande, che servivano per affrontare una calda giornata nei campi).

Parte campestre

  • A 4: Luogo caratterizzato dalla presenza di un antico carretto sicilano
  • A 5: Spazio di pochi metri quadrati, interessato dalla ricostruzione di un piccolo appezzamento di terreno adibito alla coltivazione del frumento
  • A 6: Angolo che ospita diversi attrezzi e macchinari utilizzati un tempo per arare il suolo (vedi, ad esempio, antica seminatrice) e il prestigioso monumento costruito interamente con spighe di grano intrecciate, donato alla nostra comunità dagli artigiani di Foglianise in occasione del gemellaggio con il Comune di Raddusa nel 1999, e che è una magistrale riproduzione della Chiesa Madre “Immacolata Concezione”.

Parte centrale

      • A 8: Tre teche contenenti diverse varietà di pane e frumento locale.
 
Contatti

PR.01 UFFICIO DI GABINETTO - UFFICIO STAMPA
UFFICIO ATTIVITÀ CULTURALI E MUSEALI DELLE CIMINIERE
Via Nuovaluce 67a, Tremestieri Etneo (CT)