Mobility Manager

Ultima modifica 18 settembre 2023

Che cos'è

Introduzione del Mobility Manager

Le politiche per il Mobility Manager

Dalla sua prima comparsa negli Stati Uniti ed in alcuni Paesi del Nord Europa all’inizio degli anni novanta, il mobility management trova oggi una concreta adesione negli obiettivi comunitari fissati col trattato di Amsterdam per la riduzione dell’8% delle emissioni di gas serra entro il 2010.

Oltre il 75% della popolazione europea vive in aree urbane e con la medesima percentuale si sposta in automobile percorrendo, per almeno un quinto sul totale degli spostamenti, tragitti urbani inferiori ai 15 km; senza misure correttive, il totale delle emissioni di CO2 dovute al trasporto nel 2010 saranno del 40% superiori a quelle del 1990.

L’EPOMM (European Platform of Mobility Management) è la struttura permanente per lo scambio di informazioni, la diffusione dei risultati, la divulgazione e la promozione del mobility management.

La politica del mobility management punta apromuovere azioni perlamobilità sostenibile. Queste agiscono necessariamente sui diversi settori sensibili all’assetto della mobilità: quello economico e sociale, quello tecnico, quello gestionale.

Da un lato si mira quindi a produrre un reale cambiamento culturale incidendo sulla consapevolezza sociale dei problemi connessi alla mobilità e sul necessario cambiamento delle abitudini edegli stili di vita usuali al fine di conseguire gli obiettivi di sostenibiità.

Strategie più funzionali in tal senso si sono dimostrate non quelle impositive (generalmente e tradizionalmente usate per fare leva sui comportamenti di utenti a vario livello) ma di persuasione, consistenti in particolare nella predisposizione di piani di comunicazione,

Tali politiche promuovono inoltre le azioni volte ad incrementare l’offerta di trasporto collettivo e a promuovere l’uso dei mezzi pubblici;interventi rilevanti sono inoltre quelli attraverso la realizzazione di servizi innovativi, quali car pooling, car sharing, taxi collettivo servizi a chiamata, promozione di spostamenti intermodali (in Italia in fase iniziale ma in diversi paesi europei e non già consolidati).

Infine si agisce tramite politiche restrittive, che cercano di disincentivare l’uso dell’auto privata per singoli spostamenti mediante limitazioni della sosta, park, road pricing e creazione di zone a traffico limitato.

In Italia la politica del mobility management fa riferimento al decreto sulla mobilità sostenibile nelle aree urbane, meglio noto come decreto Ronchi (D.M. 27/3/1998), integrato, relativamente allo stanziamento di incentivi finanziari per promuoverne le azioni, dal cosidetto decreto Silvestrini (D.M. 21/12/2000).

Nelle aree soggette a intensi flussi di traffico, e quindi a rischio di inquinamento atmosferico, tutte le aziende con più di 300 dipendenti per unità locale- oppure con un numero complessivo di 800 o più dipendenti distribuiti in sedi diverse, o ancora raggruppamenti di aziende ed enti più piccoli (ad esempio di più plessi scolastici o poli ospedalieri) hanno l’obbligo di nominare un mobility manager aziendale, il quale, svolgendo un lavoro di equipe con il mobility manager d’area, (individuato presso enti con competenze territoriali e relative alla mobilità) individua strategie ed interventi in materia di mobilità dei dipendenti e procede alla redazione del Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL).

Le aziende o enti presenti in un territorio, attraverso l’organizzazione degli spostamenti casa-lavoro dei propri dipendenti, interagiscono ed influiscono in maniera complessa ed interconnessa sull’assetto della mobilità locale.

A partire da tale consapevolezza il decreto Ronchi propone l’istituzione di una struttura di supporto e coordinamento dei responsabili della mobilità aziendale, finalizzata a mantenere i collegamenti con le amministrazioni locali e le aziende di trasporto. Per tale funzione è stata individuata una struttura facente capo al cosiddetto Mobility Manager di Area, il cui ruolo è quello di introdurre i concetti e le strategie operative del mobility management, sviluppandoli e promovendoli all’interno di uno schema generale, di natura tecnico-funzionale e gestionale.

Il Mobility Manager di Area ha un’importante funzione di coordinamento tra il livello politico (i decision makers nel settore della mobilità e della qualità dell’ambiente quali il Ministero dell’Ambiente, le amministrazioni comunali, gli assessorati, le aziende di trasporto pubbliche e private, etc.), quello gestionale (i Mobility Manager aziendali) ed i cittadini; egli mantiene i contatti con altri ambiti territoriali per il necessario scambio di esperienze e know-how.

Il Mobility Manager di Area definisce, con azioni concertative e di coordinamento funzionale, le condizioni quadro per lo sviluppo delle iniziative necessarie al raggiungimento degli obiettivi previsti in materia di mobilità sostenibile, essenzialmente mediante interventi di tipo soft (non infrastrutturali, richiedenti normalmente investimenti e tempi di realizzazione notevoli). Ci si concentra dunque strategicamente sulle abitudini di mobilità dei lavoratori.

L’obiettivo principale è quello di incoraggiare uno shift modale dall’utilizzo intensivo ed esclusivo dell’autovettura privata verso forme di trasporto collettivo: esperienze già operative hanno infatti dimostrato che, a parità di efficacia, gli interventi di gestione della domanda hanno un costo di gran lunga inferiore rispetto al potenziamento dell’offerta.

I dati e le informazioni su cui si basa l’azione del Mobility Manager di Area, oltre all’individuazione delle aziende obbligate all’adozione del Piano degli spostamenti casa-lavoro, sono:

  • le stime di distribuzione modale (auto come passeggero o guidatore, trasporto pubblico, bicicletta, piedi, motociclo);
  • la distanza percorsa ed il modo usato in funzione della distanza;
  • l’assegnazione delle matrici OO/DD sul grafo della rete stradale.
Le misure innovative per il Mobility management

Il car sharing è un servizio di mobilità innovativo, gestito da un’organizzazione che consente ai propri associati di condividere una flotta di veicoli, il cui uso è ad essi riservato e consentito anche per periodi di tempo molto brevi (1 ora).

Questo nuovo approccio all’utilizzo dell’autovettura è particolarmente vantaggioso per coloro che ricorrono saltuariamente all’auto consentendo in particolare di svincolarsi da tutte le spese di esercizio connesse alla proprietà del mezzo; gli obiettivi prioritari sono i seguenti:

  • la disincentivazione del possesso della “seconda macchina”;
  • la creazione di un’alternativa al possesso di un’autovettura utilizzata raramente (meno di 8.000 km/anno);
  • la riduzione dell’inutile ingombro derivato da veicoli inutilizzati in sosta in aree spesso di grande rilevanza dal punto di vista urbanistico.

Le positive ricadute sull’ambiente e sul consumo energetico sono direttamente connesse anche al maggior impiego dei mezzi di trasporto collettivi da parte degli utenti di tale servizio.

Il car pooling è un sistema programmato di utilizzo collettivo dell’auto che abbatte le spese per i viaggi sistematici, moltiplica le possibilità di parcheggio e riduce l’usura del mezzo privato.

Caratteristicamente esso consiste nella scelta, operata da tre o più colleghi di arrivare alla stessa sede di lavoro utilizzando un’unica vettura, eventualmente anche attraverso una rotazione dell’utilizzo della vettura usata; nel caso di dieci colleghi che condividono tale esperienza, sarebbero almeno sei le autovetture private in meno a circolare!

Il car pooling è una realtà già praticata in diverse aziende, n forma spesso ancora spontanea e disarticolata, econseguentemente con risultati sull’assetto della mobilità di area inferiori rispetto a quelli potenzialmente conseguibili con un approccio più sistematico.

I benefici di questo sistema vanno sia ai dipendenti sia alle aziende che lo incoraggiano, in particolare attraverso:

  • risparmio sui costi del carburante e minor usura della vettura;
  • ottimizzazione dei parcheggi interni;
  • minore stress del personale dovuto alla guida nel traffico cittadino;
  • offerta al personale di un benefit sotto forma di comfort nella reperibilità del parcheggio;
  • miglioramento dell’immagine aziendale.
Riferimenti normativi

La legislazione istitutiva del Mobility Management

La legislazione di riferimento

I riferimenti, provvedimenti normativi e legislativi, in seguito ai quali si è strutturato in Italia l’intervento ed il sostegno alle misure di Mobilità Sostenibile sono di seguito elencati. L’elencazione parte dl più recente provvedimento fino al DM Ronchi.

  • Mobilità sostenibile nelle aree urbane - Decreto interministeriale 27 marzo 1998 (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 179 del 3 Agosto 1998)
    Nota esplicativa
  • “Programmi radicali per la mobilità sostenibile” - Decreto 21 dicembre 2000 del Servizio IAR del Ministero dell'Ambiente (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n° 80 del 5 aprile 2001);
    Nota esplicativa
  • Guida alla concessione e alla erogazione dei contributi per l'acquisto e/o leasing di veicoli a minimo impatto ambientale di cui all'art. 17 della Legge n. 166 del 1° Agosto 2002 "Disposizioni in materia di infrastrutture e trasporti" - Decreto Interministeriale del 24 maggio 2004 (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n° 243 del 15 ottobre 2004);
  • Attuazione dell'art.17 della L.1° agosto 2002, n.166, in materia di contributi per la sostituzione del parco autoveicoli a propulsione tradizione con veicoli a minimo impatto ambientale - Decreto Interministeriale del 24 maggio 2004 (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n° 243 del 15 ottobre 2004);
  • Ammissione a cofinanziamento dei comuni ai sensi del D.Dirig. 22 dicembre 2000, recante: "Finanziamento ai comuni per la realizzazione di politiche radicali ed interventi integrati per la mobilità sostenibile nelle aree urbane" - Decreto 12 novembre 2002 della Direzione IAR del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n° 50 del 1° marzo 2003)
  • Incentivazione dei programmi proposti dai mobility managers aziendali - Decreto 20 dicembre 2000 del Servizio IAR del Ministero dell'ambiente (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n° 80 del 5 Aprile 2001);
    Nota esplicativa
  • Decreto 3 agosto 2000 prot. 815/SIAR/2000 del Servizio IAR del Ministero dell'ambiente - Progetti Ammessi a Finanziamento;
  •  
  • Decreto 17 febbraio 2000 del Servizio IAR del Ministero dell'Ambiente(Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n° 55 del 7 Marzo 2000);
  • Domeniche ecologiche - Decreto 25 gennaio 2000 del Servizio IAR del Ministero dell'Ambiente (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n° 33 del 10 Febbraio 2000);
  • Legge 426 del 09/12/1998-Nuovi interventi in campo ambientale;
I soggetti interessati

Nelle aree soggette a intensi flussi di traffico, e quindi a rischio di inquinamento atmosferico, tutte le aziende con più di 300 dipendenti per unità locale- oppure con un numero complessivo di 800 o più dipendenti distribuiti in sedi diverse, o ancora raggruppamenti di aziende ed enti più piccoli (ad esempio di più plessi scolastici o poli ospedalieri) hanno l’obbligo di nominare un mobility manager aziendale, il quale, svolgendo un lavoro di equipe con il mobility manager d’area, (individuato presso enti con competenze territoriali e relative alla mobilità) individua strategie ed interventi in materia di mobilità dei dipendenti e procede alla redazione del Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL).

Attività
News ed eventi
Link utili

PROGETTO TERRITORIO SNODO 2 - INTERMED

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Rapporto finale

Snodo della piattaforma transnazionale Tirreno-jonica

Allegati